Nuove mutazioni in MEF2C e rapporti con fenotipo e sindrome di Rett

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 17 novembre 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Il gene MEF2C (miocyte-specific enhancer factor 2C) è associato a disturbi neuroevolutivi che compromettono in maniera diversa lo sviluppo intellettivo e si presentano talvolta con un quadro simile alla sindrome di Rett, causata da MeCP2.

È opportuno ricordare che la sindrome descritta per la prima volta da Andreas Rett nel 1966 è un grave disturbo neuroevolutivo associato al cromosoma X, che colpisce bambine normali alla nascita e nell’epoca più precoce della vita, ma poi sintomatiche tra i 6 e i 18 mesi – raramente oltre i due anni – con una drammatica regressione involutiva, caratterizzata dalla perdita delle abilità manuali e comunicative già acquisite. La caratterizzazione genetica si può così sintetizzare: “La sindrome di Rett è una malattia ereditaria legata al cromosoma X e causata da mutazioni nel gene MeCP2, che in condizioni normali codifica un fattore di trascrizione che si lega nel DNA alle basi di citosina metilate, in tal modo regolando l’espressione genica e il rimodellamento della cromatina. È necessario possedere almeno una copia del gene per la sopravvivenza. Le forme mutanti di MeCP2 nei maschi, che hanno un solo cromosoma X e quindi mancano dell’allele sull’altro cromosoma che potrebbe in parte compensare il difetto, determinano lo sviluppo di una grave encefalopatia non compatibile con la vita e quindi causa di morte prenatale o neonatale”[1].

Per la sua collocazione nosografica, si riporta questo brano: “…grave patologia neuroevolutiva caratterizzata da arresto dello sviluppo fisico, ritardo mentale, deficit del linguaggio e delle abilità sociali; legata al cromosoma X, è dovuta a mutazioni nel gene che codifica la proteina MECP2, spesso aberrante nell’autismo. Per inciso, ricordo che MECP2 è nota come proteina regolatrice della cromatina al pari della coesina, il cui fenotipo mutato è all’origine della sindrome di Cornelia De Lange. Oltre quarant’anni di studi sono stati necessari per giungere ad un test genetico che oggi consente di avere una diagnosi scientificamente certa. Ebbene, la diagnosi di “Disturbo di Rett”, indicata nel DSM-IV con il codice F84.2, è stata esclusa dal DSM-5. La scomparsa è giustificata dagli autori con un riassetto delle diagnosi relative ai disturbi pervasivi dello sviluppo […], tuttavia è evidente che non si tratta di una coincidenza, ma di una scelta di uniformità metodologica che definisce il manuale quasi esclusivamente come strumento di valutazione del comportamento”[2].

Questa premessa sulla sindrome di Rett propriamente detta evidenzia la differenza con le sindromi causate da MEF2C, per le quali non si hanno ancora caratterizzazioni univoche di un profilo clinico; pertanto, Wang e colleghi hanno intrapreso uno studio genetico e neuropediatrico al fine di stabilire rapporti precisi tra le mutazioni patologiche che compaiono in questo gene e uno o più profili di alterato sviluppo del sistema nervoso centrale. Lo studio ha condotto alla scoperta di tre nuove mutazioni di MEF2C e a sorprendenti associazioni fenotipiche.

(Wang J., et al. Novel MEFC2 point mutation in Chinese patients with Rett (-like) syndrome or non-syndromic intellectual disability: insights into genotype-phenotype correlation. BMC Medical Genetics 19 (1): 191, Oct. 30, 2018).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Pediatrics, Peking University First Hospital, No1, Xi’anmen Street, Xicheng District, Beijing (Cina); Department of Neurology, Harbin Children’s Hospital, Harbin, Heilongjiang, Province (Cina).

Il campione dello studio condotto da Wang e colleghi era costituito da 112 pazienti cinesi con disabilità intellettiva, 44 dei quali erano affetti da sindrome di Rett o sindrome Rett-simile, e 68 da disabilità intellettiva non sindromica. Si è proceduto al sequenziamento mediante NGS (next generation sequencing) mirato, ed è stata raccolta una dettagliata informazione clinica.

Sono state rilevate complessivamente 5 mutazioni del gene MEF2C: due già note e 3 identificate per la prima volta in questo studio. La quota di mutazione di MEF2C è stata dunque stimata 4.5% (5/112) in totale, e 6.8% (3/44) negli affetti da sindrome di Rett (o Rett-simile). Tutti i pazienti con mutazioni del gene MEF2C presentavano difetti cognitivi, ritardo di sviluppo grosso-motorio, disturbi del linguaggio e tratti autistici. Quattro pazienti erano affetti da epilessia, efficacemente trattata con i farmaci antiepilettici.

Dei cinque portatori di mutazioni del gene MEF2C, a una bambina è stata diagnosticata una sindrome di Rett classica, ad altre due una sindrome Rett-simile, mentre i due maschi presentavano disabilità intellettiva in assenza di sindromi. In generale, il fenotipo dei due maschi con mutazioni relativamente a valle (c.565C > T, p.Arg 189*; c.766C > T, p.Arg256*) era meno grave di quello delle tre femmine con mutazioni a monte (c.48C > G, p.Asn16Lys; c.334G > T, p.Glu112* and c.403-1G > T).

I risultati di questo studio accrescono il quadro di conoscenze necessarie alla comprensione delle conseguenze delle disfunzioni di MEF2C, specialmente quelle dovute a mutazioni puntiformi. Le mutazioni di MEF2C sono associate ad un ampio spettro di quadri clinici, che va dalla sindrome di Rett classica al deficit intellettivo isolato. Da quanto emerso si può dedurre che la correlazione fra genotipo MEF2C e fenotipo consiste nel sito della mutazione.

In conclusione, Wang e colleghi auspicano il compimento dell’analisi mutazionale del gene MEF2C in tutti i bambini con disabilità intellettiva, particolarmente nel caso in cui presentino tratti clinici della sindrome di Rett.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-17 novembre 2018

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Note e Notizie 29-06-13 Progressi nella biologia molecolare della sindrome di Rett.

[2] Note e Notizie 06-10-12 Viaggio nel DSM 5: interessanti cambiamenti, nuovi errori e vecchi limiti – sesta parte.